La moda sta diventando un problema serio per l’ambiente e non possiamo ignorarlo, cioè chi non ha mai comprato un paio di jeans o una maglietta che sembrava fantastica al momento ma poi non l’ha mai indossata e finisce lì, nei cassetti o peggio in discarica, e l’industria della moda è tra quelle che più contribuiscono a farci affogare in un mare di rifiuti, tra plastica, tessuti sintetici e quant’altro.
Non lo affermo io, lo dicono studi e dati che sono ormai evidenti a tutti, e non c’è niente di peggio che vedere nuove collezioni ogni mese, vestiti che scompaiono rapidamente perché fuori moda, e tutti quei capi che vengono distrutti e dimenticati dopo pochi lavaggi; in tutto questo, il fast fashion si trasforma in una sorta di mostro che continua a crescere.
Se consideri come un capo di abbigliamento viene prodotto, dalla coltivazione del cotone alla tintura dei tessuti, ti rendi conto che l’impatto è enorme: l’acqua utilizzata, la plastica, i gas rilasciati nell’atmosfera, tutto questo per un vestito che poi magari non indossi nemmeno; non è un caso che la moda stia affrontando una crisi.
Cos’è l’upcycling e come cambia il mondo della moda
Tutto è legato a un consumo insostenibile, eppure, invece di arrenderci, c’è chi sta cercando un’alternativa: l’upcycling. E cos’è l’upcycling? In pratica, è il riutilizzo dei materiali che altrimenti finirebbero nei cassonetti, è come dare una seconda vita a ciò che pensavamo fosse ormai inutile e che non avremmo mai più indossato.
Pensa a un paio di jeans che non ti vanno più o a una giacca che non ti piace più tanto, ma invece di buttarli via, puoi trasformarli in qualcosa di nuovo, magari aggiungendo qualche dettaglio, ricami, facendo dei tagli particolari; il risultato è che ogni pezzo diventa unico e ha una storia diversa, ma soprattutto non finisce nella spazzatura.
L’industria del fast fashion è talmente veloce che non si ferma mai, ogni giorno esce qualcosa di nuovo e ti senti quasi obbligato a comprare, ma non pensi mai al costo che ha sull’ambiente, dico, quanta acqua viene sprecata per produrre il cotone, quanto inquinano i processi chimici che servono a colorare i vestiti.
Dare una nuova vita ai vecchi vestiti
E poi c’è tutta quella plastica che finisce nei fiumi e nei mari; se ci pensi, è un po’ assurdo come siamo abituati a comprare cose solo per stare al passo con la moda e dopo due settimane non le vogliamo più, quindi cosa fare? L’upcycling è davvero una soluzione interessante, e non si tratta solo di riciclare, no, ma di rinnovare, di trasformare un vecchio capo in qualcosa di nuovo con un valore aggiunto.
Non è come il riciclo normale che ti dice: prendi una bottiglia di plastica e fanne un’altra bottiglia; qui parliamo di vestiti, di fare qualcosa che non esiste già, qualcosa di diverso che ha una sua storia; pensaci, ogni pezzo che viene creato è unico proprio perché non è stato comprato in un negozio e messo su uno scaffale come tutti gli altri.
Ad esempio, immagina di trovare un vecchio cappotto di lana che nessuno usa più; al posto di gettarlo via, qualcuno potrebbe prendere quella lana, magari aggiungere qualche pezzo di pelle o un altro tessuto e trasformarlo in un altro cappotto totalmente nuovo, ma che ha qualcosa di diverso, di speciale. Insomma, racconta una storia tutta nuova.
Lo spreco di risorse naturali
Questa è la bellezza dell’upcycling, è un gioco di creatività, un modo per dire basta ai vestiti fatti in serie e cominciare a pensare a qualcosa di più personale; ogni pezzo che esce fuori è diverso e questo è quello che lo rende interessante, non è solo un vestito che indossi, ma è qualcosa che ti racconta una storia. L’upcycling fa risparmiare risorse, lo sai? Perché non devi sempre fare i vestiti da zero, prendi materiale già esistente e riduci l’uso di nuove risorse come tessuti, coloranti, acqua.
Diventa un modo per abbattere tutti gli sprechi che la moda tradizionale genera, e pensa a quanto tempo e risorse vengono risparmiate solo non dovendo produrre nuovi capi di abbigliamento; è tutto un circolo virtuoso dove riciclare e riusare ha un impatto positivo sull’ambiente. A me personalmente piace l’idea che dietro ogni capo c’è una persona che ha messo qualcosa di proprio, che ha preso un materiale che sembrava inutile e ha dato vita a qualcosa di nuovo.
Ogni creatore di moda che lavora in questo modo ci mette una parte di sé e alla fine un capo del genere racconta anche la sua storia, non è solo una cosa che indossi per essere alla moda, ma è qualcosa che ha una personalità. E non pensare che l’upcycling sia solo una moda passeggera, è un approccio che sta crescendo.
Il futuro della moda
Sì, ci sono delle difficoltà, magari è più lento, costa un po’ di più, ma l’idea che ogni pezzo sia fatto a mano, che ci sia dietro un processo creativo, rende tutto più interessante. Oltre a tutto questo, l’upcycling è un modo per educare anche i consumatori: se scegli di comprare qualcosa di riutilizzato, non solo fai una scelta diversa, ma in un certo senso dici anche no alla moda che inquina. La consapevolezza cresce e sempre più persone stanno iniziando a capire che il futuro della moda non è nelle enormi fabbriche che producono migliaia di capi al giorno, ma in un modello più sostenibile dove ogni scelta che fai conta, ma come ogni cosa nuova, non è sempre facile.
C’è chi ancora non si fida, chi pensa che questi vestiti siano strani o che non siano all’altezza dei capi tradizionali, eppure col tempo vedrai che diventerà la norma, che il concetto di riutilizzo e recupero si diffonderà sempre di più perché non c’è via d’uscita. Il mondo della moda deve cambiare e l’upcycling è una delle chiavi per farlo, è un passo verso un futuro più sostenibile, più consapevole, un futuro dove il consumo non vuol dire più distruggere il pianeta.